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A trentatré anni me e Gesucristo ci misero in croce. Lui: resuscita dopo tre giorni. Me: mi tocca di morire. In continuazione. Per come la vedevo io c’era qualcosa che non quadrava” Così inizia I reni di Mick Jagger, irresistibile e folgorante esordio di una delle voci narrative italiane più originali degli ultimi decenni, qui presente insieme alla seconda opera di Rocco Fortunato, Fabbricato in Italia, e agli inediti degli ultimi anni della sua vita, tra i quali il romanzo a cui lo scrittore romano si dedicò fino a poche settimane prima della scomparsa e il cui memorabile attacco – “Non ho rapporti facili col Padreterno, ma posso garantire che ha cominciato Lui” – richiama immediatamente il libro di debutto in un cortocircuito narrativo ed esistenziale che ha pochi uguali nella letteratura italiana contemporanea. Come scrive Carla Carinci nell’intensa introduzione che accompagna questa scelta degli scritti di Fortunato, “Rocco appartiene all’immensa e splendente corona di scrittori che hanno fatto del proprio corpo martoriato un’opera d’arte: Fante, Bukowski, Carver… Rocco aveva perso tutto in uno schiocco di dita, ma la scrittura glielo riportò così come lui voleva che fosse: un racconto poetico, brutale, struggente, vibrante”. E davvero la vita, nelle pagine di Rocco Fortunato, esplode e fa forza a ogni cosa, nonostante tutto, luci e ombre, pianto e risate, amore e dolore. Ogni cosa, grazie alla sua voce inconfondibile si trova a brillare e sorridere, magari appena un attimo prima della fine, o forse proprio avvertendo la fine. Perché, nota ancora Carla Carinci, “se ogni storia è prima di ogni altra cosa una storia d’amore, quella di Rocco è il canto più disordinato, disorientante, libero e innamorato che alla vita sia stato mai dedicato”.

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